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Sono Tutti Leoni Col Governo Degli Altri

Più o meno un anno fa Renzi tuonava contro la Cancellieri, rea di aver compiuto telefonate assolutamente inadeguate al ruolo di ministro che ricopriva all’epoca, sostenendo che il “nuovo PD” non l’avrebbe mai salvata dalla sfiducia presentata in Aula da SEL e dalle altre opposizioni.

“Il vecchio Pd” invece salvò la Cancellieri.

Meraviglioso! Finalmente quindi oggi abbiamo un Presidente del Consiglio che non accetta l’incompetenza, che non tollera che un ministro menta in aula davanti al Parlamento. Il “nuovo Pd” così coraggioso, così proiettato al futuro certo non accetterà che un ministro non si assuma le responsabilità proprie di un così alto incarico. Davanti alle logiche tattiche e strategiche avremo finalmente il rispetto delle istituzioni!

E invece il nuovo Pd prende le distanze dalla mozione di sfiducia, sempre presentata dagli ex alleati di Sel, contro il nuovo alleato Alfano, quello del Lodo Alfano, quello del caso kazako, quello dell’incapacità di gestione dell’ordine pubblico e delle manifestazioni (Gazebo, Rai Tre, domenica 2 novembre).

È talmente nuovo questo Pd che ricorda maledettamente il “vecchio”!

Filippo Sannazzaro

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La mia prima tragica Leopolda

Quest’ultimo week end sono andato alla Leopolda, la convention renziana che si svolge a Firenze nell’arco di tre giorni. Partenza sabato ad orario antelucano e arrivo alla Leopolda prima delle 9.30.

Sarò sincero, sono rimasto profondamente deluso.

Omologazione e modelli totalmente esterni rispetto a quelli del Partito Democratico. Punti di riferimento spesso incompatibili con un partito di sinistra.

Dal di fuori spiccano le camice bianche, dall’interno l’omologazione non è solo estetica ma anche mentale. A intervenire sono stati quasi solo imprenditori belli, profumati e di successo che ci hanno fatto delle supercazzole in stile Montezemolo imitato da Crozza (il volàno della speranza nei giovani del futuro). Il meglio Andrea Guerra e Raffaele Cantone, il peggio Oscar Farinetti che non solo ha tirato un calcetto (involontario eh) al mio zaino/valigia, ma ha anche fatto un intervento vuoto facendosi seguire in modo paternalistico da un cuoco di Eataly sul palco lasciandogli poi l’onere di ripetere un intervento preconfezionato.

I cento “tavoli” tematici, tanto sponsorizzato momento di partecipazione con ministri, parlamentari e sottosegretari, per limiti organizzativi si sono rivelati quantomeno complessi da frequentare. Inoltre ben venga una costruzione condivisa delle politiche, ma questa non si costruisce in un giorno. Io ho partecipato al tavolo cultura, presente il ministro Franceschini sul quale ho riversato tutti i problemi che in questi tre anni di Consiglio di Zona ho incontrato sul tema della cultura (dalla pressione fiscale agli oneri e alle troppe autorizzazioni necessarie). Ciò purtroppo non porterà automaticamente alla soluzione di questi problemi. Se Renzi, segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio dei Ministri volesse creare, in Italia, una metodologia tale per cui le politiche possano essere costruite in modo partecipato lo faccia attraverso il partito di cui è segretario, e non con un’iniziativa spot che dura mezza giornata.

La forte impressione è che, come dice giustamente il gazeber Marco Damilano, il Pdl (Partito della Leopolda) è una Tv generalista che ricopre il centro, escludendo ogni connotazione politica. Renzi si propone di governare con i voti della sinistra senza fare cose di sinistra. Una balena bianca, o al massimo rosé.

Domenica sera, appena tornato a casa, sento la Boschi (grande organizzatrice storica della Leopolda) preferire Fanfani a Berlinguer per ragioni territoriali (quindi io dovrei preferire Salvini a Zingaretti) e penso che il ministro non ha capito niente, o forse invece, visti i ruoli, quello ad aver capito poco sono io…

Filippo Sannazzaro

Il “renziano” circondato

In queste settimane di confronto sulle riforme istituzionali sta emergendo con forza la figura del renziano con la sindrome da accerchiamento. Questo atteggiamento, all’interno di un partito democratico di nome e di fatto, non è positivo.
Sia ben chiaro, con molti compagni di partito le discussioni sono feconde e produttive, però spiace quando critiche nel merito delle importantissime riforme istituzionali vengono prese come strumentali e denigrabili ostacoli al processo di riforma della Costituzione ed all’azione del governo, non meritevoli quindi di alcuna discussione. La sindrome da accerchiamento è proprio questo: vedere in ogni critica un attacco atto a indebolire il premier/segretario e la sua innegabile spinta riformatrice piuttosto che un aiuto a migliorare dei progetti positivi ma decisamente migliorabili.
Renzi ha avuto il grandissimo merito di far ripartire con inedita energia il processo di riforma delle istituzioni, ma questa energia non deve tradursi in cieca frenesia. Le riforme istituzionali sono delicatissime, vanno maneggiate con cautela perché la democrazia è fragile, basta pochissimo perché si spezzi e lasci il passo a forme di governo ben peggiori. Nelle istituzioni democratiche tutti devono potersi riconoscere, tutti devono percepire le regole del gioco democratico come legittime. Nessuno deve sentirsi escluso dal funzionamento della democrazia. Le critiche che si stano muovendo, in particolare per quanto concerne l’elettività dei senatori e la loro eventuale immunità, servono proprio a rendere più condivise, quindi solide e resistenti, le istituzioni riformate dal Governo Renzi.
Io auspico che i toni si abbassino e che la maggioranza del partito non veda dei nemici nei compagni di partito ma, appunto, dei compagni che pur rimanendo leali e orgogliosi del segretario, non rinunciano ad un’analisi critica del suo operato.

Via col VenTo, a partire da Milano

Pochi giorni addietro ho presentato in Consiglio di Zona 1 la mozione per far aderire il nostro ente a VenTo, la mitica pista ciclabile che corre lungo il Po da Venezia a Torino, con una ricongiunzione con la città di Milano.

VenTo è un’opera grande che ci costerebbe 100 milioni di Euro, circa quanto uno o due chilometri di autostrada. Ogni anno, secondo le previsioni del Politecnico di Milano che ha costruito il progetto, i profitti che quest’opera restituirebbe sarebbero circa 100 milioni di Euro. La cosa straordinaria è che questi 100 milioni non andranno nelle tasche di pochi, soliti, spregiudicati imprenditori, ma andrebbero a tutte quelle centinaia di aziende agricole che producono prodotti eccezionali e tipici della zona, alle decine di strutture alberghiere che già esistono, ma che oggi soffrono terribilmente la crisi economica. Insomma un profitto diffuso per un area estremamente dinamica del Paese, ma che è stata dimenticata e quasi ostacolata da chi, in salsa padano-forzista, blaterava di prima il nord o no-tax area.

La mozione è stata presentata in Consiglio ed è passata con i voti della sola maggioranza. Le opposizioni, per miopia e timore verso tutto ciò che è “sostenibile” hanno votato contro, ma pazienza, l’obiettivo è stato raggiunto!

Ringrazio anche Irene Leonardis e Riccardo Rocco che, rispettivamente in Zona 8 e Zona 7 hanno presentato la stessa mozione per dare più forza e più vigore a questa straordinaria, sostenibile, opera grande.

Natale 2014

Arrivati alla fine dell’anno è ora di tirare le somme di questo 2014 che si conclude.

Il Pd, dopo aver approvato la nuova legge elettorale, ha chiuso l’esperienza delle larghe intese prima che lo facesse Alfano, il quale, come si capiva già nel vecchio 2013, è tornato mogio mogio sotto l’ala di Berlusconi. Ma l’epopea berlusconiana è stata definitivamente chiusa dall’election day che ha riunito le elezioni europee e politiche nel mese di maggio.
La campagna elettorale non è stata semplice. Gli attacchi di Grillo da una parte e di Berlusconi dall’altra sono stati ben contenuti dal candidato della coalizione Pd-Sel Matteo Renzi che ha saputo, facendo squadra con la nuova e matura classe dirigente, fornire prospettive chiare e progressiste al Paese, che lo ha premiato con la maggioranza assoluta dei seggi.
Grazie al nuovo governo chi nasce in Italia è italiano. È stata reintrodotta l’Imu (Ici) sulla prima casa, e grazie a queste risorse siamo stati in grado di finanziare l’apertura di quelle start up che stanno rivoluzionando il nostro modo di vivere in un modo che l’anno scorso, durante le festività 2013, non saremmo neanche riusciti ad esprimere a parole. Grazie al reddito di cittadinanza nessuno è più escluso dal sistema di welfare. Una bella conquista.
In Europa, il presidente della Commissione Europea Enrico Letta, sta sganciando sagacemente le politiche europee della morsa dell’austerità, trasformando l’unione nella patria dei diritti sia di chi vuole investire che degli operai e di tutti i lavoratori.

Tutti questi risultati sarebbero stati irraggiungibili stando al governo con Formigoni, Giovanardi e Lupi, ma, con grande capacità di lettura politica, il Pd se ne è reso conto e ha deciso di percorrere una via alternativa. A coloro che urlavano “Non ci sono alternative! I mercati condanneranno questa scelta!” rispondiamo con le ottime performance economiche.
Il clima nel Paese si è normalizzato. Le proteste di piazza non sono state solo criticate per i toni sopra le righe, ma sono state ascoltate nelle loro ragioni di fondo. Una nuova classe dirigente onesta, competente, e questa si, più austera, ha fatto comprendere l’utilità e la bellezza della politica ad una generazione disinnamorata e disillusa.
La vittoria ai Mondiali in Brasile è stata la ciliegina di un anno di svolta per il Paese. Un anno di scelte radicali perché drammatica era la situazione, ma il coraggio è stato ripagato ed oggi possiamo guardare al 2015 con entusuasmo e non con paura.

Buon 2015 da tutto lo staff di pipposanna.blogspot.com!

P.s. i più attenti fra i lettori avranno notato che parlo del 2014 come l’anno appena trascorso, e non, come sarebbe corretto, dell’anno che deve ancora venire. Diciamo che ho provato ad immaginare quale sarebbe il resoconto che più mi piacerebbe scrivere venerdì 26 dicembre 2014.

Riparto da Renzi

Innanzitutto scusate la latitanza. Negli ultimi due mesi sono stato impegnato a livello accademico e di Consiglio di Zona in modo totalizzante. Sono stato inoltre impegnato nella campagna congressuale al fianco di Pippo Civati. Come tutte le esperienze vissute profondamente e con emozione, non sono ancora in grado di scriverne in modo equilibrato e non influenzato da ciò che ho vissuto con grande passione.

E allora faccio ciò che moltissimi ci hanno consigliato di fare nelle ultime settimane (e in particolare con le primarie): riparto da Renzi.
Ieri sono stato gran parte della giornata all’assemblea nazionale del Pd ad ascoltare i diversi interventi e a ragionarci su. Ora, quello su cui erano caricate le maggiori attese, era naturalmente quello del segretario nazionale Matteo Renzi. E il suo discorso mi ha deluso.
In primo luogo perché ieri si è percepito chiaramente il peccato originale di questa situazione. Al governo, Letta, non ha la ben che minima intenzione di mollare, e dall’altra, Renzi che preme per subentrargli. Fino a che questa situazione non verrà chiarita, il Pd rimarrà in uno stallo negativo per tutti gli attori in gioco.
In secondo luogo Renzi ha enunciato una serie di cambiamenti che vuole portare avanti (o far portare avanti da Letta, non si è capito bene), senza però dirci in che modo, e per raggiungere quali obiettivi. Parlare di riforma del Senato in Camera delle Autonomie senza accennare a cosa questa Camera Alta poi debba fare, non mi permette di seguirlo nel ragionamento. Vuoi un Senato rappresentativo con potere di veto assoluto su tutte le proposte della Camera Bassa? Veto parziale superabile da una maggioranza semplice? Qualificata? Vogliamo invece dargli potere di iniziativa legislativa? Non lo so. Ma mi interessa. Moltissimo.
Stesso dicasi per i diritti civili. Renzi parla di civil partnership, ma questa è una formulazione che non vuol dire niente, mi devi spiegare chiaramente come vuoi cambiare la vita delle persone che attualmente vivono in una inaccettabile situazione di disagio.
Terzo punto, il partito. Mi aspettavo di sentire che cosa il segretario nazionale si aspetti da chi, come me, è segretario di un circolo territoriale del Pd. Purtroppo non ho avuto il piacere di ricevere indicazioni sul punto.
Il passaggio su cui invece mi è veramente piaciuto è quello in cui ha lanciato la sfida a Grillo. Una sfida al rialzo, in cui il Pd mette sul piatto delle riforme vere, reali, concrete, ma possibili solo con una maggioranza alternativa a quella con Alfano, Giovanardi e Formigoni. È stato l’unico passaggio in cui ha messo vibrante passione e ha sfruttato tutte le sue indiscutibili doti comunicative.
Infine, io mi rendo conto che mi si possa attaccare accusandomi di non fare squadra, che lui ha vinto e adesso bisogna seguirlo. Verissimo. Ha preso quasi il 70%, ed è proprio per questo che dobbiamo evitare il rischio di azzerbinamento collettivo che già ha contagiato fortemente i giornali. Lo dobbiamo fare perché viene prima il Pd che Renzi, e perché è solo standogli con il fiato sul collo, spronandolo sul piano politico e delle politiche che renderemo un servizio al Paese invece che a noi stessi.
Quando un candidato viene così fortemente legittimato dall’elettorato la cosa migliore da fare è saltare sul carro dello sconfitto. Non è la scelta più semplice e comoda, ovviamente, ma è quella che più può aiutare il partito e lo stesso segretario. Renzi continuerà a ricevere le critiche mie e di molte altre persone più autorevoli di me (Fabrizio Barca, per citarne uno) non per delegittimarlo ma perché l’Italia deve “cambiare verso”, ma le cose si “cambiano cambiandole”