Il “renziano” circondato

In queste settimane di confronto sulle riforme istituzionali sta emergendo con forza la figura del renziano con la sindrome da accerchiamento. Questo atteggiamento, all’interno di un partito democratico di nome e di fatto, non è positivo.
Sia ben chiaro, con molti compagni di partito le discussioni sono feconde e produttive, però spiace quando critiche nel merito delle importantissime riforme istituzionali vengono prese come strumentali e denigrabili ostacoli al processo di riforma della Costituzione ed all’azione del governo, non meritevoli quindi di alcuna discussione. La sindrome da accerchiamento è proprio questo: vedere in ogni critica un attacco atto a indebolire il premier/segretario e la sua innegabile spinta riformatrice piuttosto che un aiuto a migliorare dei progetti positivi ma decisamente migliorabili.
Renzi ha avuto il grandissimo merito di far ripartire con inedita energia il processo di riforma delle istituzioni, ma questa energia non deve tradursi in cieca frenesia. Le riforme istituzionali sono delicatissime, vanno maneggiate con cautela perché la democrazia è fragile, basta pochissimo perché si spezzi e lasci il passo a forme di governo ben peggiori. Nelle istituzioni democratiche tutti devono potersi riconoscere, tutti devono percepire le regole del gioco democratico come legittime. Nessuno deve sentirsi escluso dal funzionamento della democrazia. Le critiche che si stano muovendo, in particolare per quanto concerne l’elettività dei senatori e la loro eventuale immunità, servono proprio a rendere più condivise, quindi solide e resistenti, le istituzioni riformate dal Governo Renzi.
Io auspico che i toni si abbassino e che la maggioranza del partito non veda dei nemici nei compagni di partito ma, appunto, dei compagni che pur rimanendo leali e orgogliosi del segretario, non rinunciano ad un’analisi critica del suo operato.

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