Se questo è un uomo

La quotidiana strage nel Canale di Sicilia e le responsabilità della politica

Quale modulo doveva compilare il ministro degli interni per comunicare correttamente al commissario Malmström che è in atto un vero e proprio esodo biblico da paesi martoriati dalla guerra e dalla fame verso l’Europa?

Quale formula dovevano utilizzare il ministero della difesa e quello degli interni per comunicare che è in atto una strage nel canale di Sicilia e che le uniche navi che si vedono portare aiuto sono quelle della nostra Marina Militare e l’unica nave messa a disposizione della Marina Militare slovena??

Non è certo in questa sede che si vuole redimere questioni di moduli, comunicazioni più o meno formali o procedure, la riflessione che si propone è di tipo politico.

Il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa un barcone caricato all’inverosimile da delinquenti senza scrupoli con un numero esorbitante di esseri umani, esseri umani, è affondato trascinando con sé 363 persone.

Si stimano in circa 1800 i morti nel tentativo di attraversare il Canale di Sicilia nel corso del solo 2011. Oggi altri 17 morti accertati e forse altri 50 dispersi, e domani quanti morti ci dovremo attendere? Cosa dicono le statistiche?

Quando a fronte di questi eventi e questi numeri un ente politico come la Commissione Europea, per bocca del commissario competente, risponde che non è stata inviata la letterina appropriata, allora si pone un problema politico grande come una casa.

Diciamo la verità, in questi anni l’Unione Europea e in particolare la Commissione Europea guidata da Manuel Barroso ha clamorosamente fallito sotto molti punti di vista!

Qualcuno ha detto che l’Europa salva le banche e lascia crepare le persone, beh francamente è semplicemente vero.

Tutti abbiamo ancora nelle orecchie i continui richiami del commissario Olli Rehn verso l’Italia, tutti sanno come sono stati trattati il popolo greco e più in generale i popoli del sud Europa, tutti sanno come la Commissione non abbia mai mitigato le mire egemoniche tedesche sul controllo dell’economia europea, anzi.

Forse la Commissione non aveva le competenze per farlo, ma forse non ne aveva nemmeno la volontà politica.

Ma almeno dove la Commissione avrebbe potuto agire, ed agire con profitto, come sul controllo delle frontiere e la legislazione comunitaria sull’accoglienza, non si è visto nulla.

Come è stato riportato dai giornali l’assistenza ai migranti deve essere prestata, secondo le regole europee, dal primo paese “d’approdo” all’interno dell’Unione.

E come dissentire su una norma del genere? Sono effettivamente famose le invasioni di disperati che tutti i giorni approdano sulle coste tedesche o danesi provenienti dalla Groenlandia o direttamente dal polo!

Si dirà che la Germania ha ospitato più rifugiati politici e di guerra in questi ultimi anni rispetto all’Italia, ma è tutta gente che evidentemente aveva i mezzi e le entrature per essere ospitata e che è arrivata con voli di linea e visti rilasciati dalle ambasciate.

Chi decide di arrivare attraversando il Sahara prima e il Mediterraneo poi, con il rischio di affogare o essere lasciato in mezzo al deserto da quei moderni negrieri che sono le organizzazioni per il traffico dei migranti, o ancora essere stuprato nelle città della Libia è perché non ha altre possibilità, niente aerei, niente visti, niente di niente.

Quale soluzione allora? Come se ne esce? E’ certamente complicato, ma a chi è “malato” di politica piace pensare a delle soluzioni.

Innanzitutto dovrebbe cambiare la politica europea; le classi dirigenti dei vari stati europei, soprattutto quelle che si riconoscono nel PPE, hanno prodotto una classe dirigente europea non all’altezza. Sicuramente non all’altezza della visone che avevano i padri fondatori dell’Europa.

Ci vorrebbe quindi una sveglia e se i sondaggi sono corretti la sveglia sta per arrivare, la daranno le prossime elezioni.

Ma sarà una sveglia buona?

Si teme che i partiti euroscettici, e in Italia causa Grillo ne sappiamo qualcosa, avranno un buon risultato, purtroppo però tali formazioni sono costituite il più delle volte da forze populiste e xenofobe. La cattiva politica prodotta dalla Commissione e dalle altre istituzioni europee in questi anni, più attenta ai mercati finanziari che a quelli rionali, ha generato quindi un’altra cattiva politica, ancora più cattiva.

Se i cittadini europei daranno fiducia a questi movimenti che cosa succederà?

Le istanze portate avanti da Nigel Farage (GB) sono molto diverse da quelle di Geert Wilders (NL) che a loro volta sono diverse da quelle del Movimento 5 Stelle. Insomma si potrebbe assistere ad un coalizzarsi di euroscetticismi diversi che porterebbe ad una minore coesione all’interno dell’Unione e, nel caso più grave, ad una disgregazione dell’Unione stessa.

Quest’ultima ipotesi mette i brividi al solo pensiero di cosa fosse l’Europa prima della nascita del senso di Comunità europea.

Se i cittadini europei daranno fiducia al PSE invece la prossima Commissione, che sostituirà quella oggi scadente (in tutti i sensi), dovrà essere più umana e più politica, più attenta ai bisogni dei cittadini; il PSE avrà il compito di chiarire che l’Europa non deve essere il luogo delle “pagelle ai popoli” ma il luogo delle “soluzioni per i popoli e con i popoli”.

Per il problema dell’immigrazione attraverso il Mediterraneo la soluzione non può essere che quella auspicata dal Governo italiano:

  • una revisione della legislazione sull’accoglienza, con la possibilità da parte dei migranti di chiedere asilo non solo nel paese di arrivo;
  • una missione europea in Libia, ma si può suggerire anche in Sudan (vedasi il problema del Sud Sudan, dell’Eritrea e dell’Etiopia), non solo per l’accoglienza ma anche di polizia internazionale per il contrasto al commercio di esseri umani drammaticamente e indecentemente ancora presente nel nostro tempo;
  • Il coinvolgimento in tutto ciò della più ampia comunità internazionale.

Solo così l’Unione Europea avrà assolto al suo compito, ovvero garantire la pace, la stabilità e il progresso a tutte le genti che vivono in Europa o che all’Europa aspirano.

Alberto Poli

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